Via.
Leggi un paio di articoli su come creare un blog, grazie Google. Prendi carta e penna, strumenti così familiari. Annoti idee. Le sviluppi. E ora? E ora le scrivi. Si, ma dove? Apriti un blog.
Ma perché scrivere? In effetti è una bella domanda questa. Forse sarebbe stato il caso che non me la fossi posta da solo. Ma immagino che le regole di base siano queste. Io scrivo e te leggi. (Sinceramente spero siate un “voi” ma anche te vai benissimo, non preoccuparti). Poi se vuoi puoi lasciarmi un commento. A qual punto si discute. Io scrivo e te leggi? Oddio, ma come scrivo?! Mi sembra di essere tornato ai tempi della scuola durante le grandiose ore di Lnv&Mm, nome fichissimo per intendere “linguaggi non verbali e multimediali”: «Lo schema della comunicazione di base, mittente-messaggio-ricevente può essere applicato anche in letteratura, con la differenza che la comunicazione è unilaterale. Anzi, sembra che la caratteristica della letteratura sia che queste differenze di tempo e spazio siano fatte per crescere e ampliarsi»… ma quanto sono noioso. Ho appena cominciato e già chiameranno questo spazio “Sagra della banalità, livello uno”. E poi mica stiamo facendo letteratura, eccheccazzo. Ma finché è il mio turno le domande le faccio io. Insomma, sono il poliziotto cattivo di me stesso. Bella fregatura, perché faccio anche quello buono. Ma sto divagando.
Dicevamo, perché scrivere? In primis, mi è sempre piaciuto. Insieme a parlare, recitare, mangiare e dormire è una delle cose che so fare meglio. E poi perché, beh…
È accaduto un paio di anni fa. Lavoravo ancora in un giornale online della mia città ed ero in pausa pranzo con un giornalista sportivo che lavorava per E Polis. Ordiniamo un panino e mentre aspettiamo si sorseggia acqua (ah, la crisi…) e si parla del più e del meno. Progetti di vita, lavoro, cose così. La discussione arriva al lavoro e provo ad interessarmi, grattando la superficie di quel mondo dorato che è il calcio. Per inciso, io di calcio non so una beneamata e in ufficio la cosa era bella che risaputa. Sono uno di quelli che rientrano nella categoria di tifosi dell’ultima ora solo al momento dei Mondiali, ma nulla di che. E questo può diventare un ostacolo se ti tocca scrivere un pezzo sullo sport. «Beh -mi fa lui- guarda che non è un problema. Chi credi che sia un giornalista sportivo? È solo un calciatore mancato. Così come un critico letterario è uno scrittore penoso, un pittore senza talento diventa un opinionista».
Quindi, eccoci qua. Scrivere è la mia sfida personale contro me medesimo. Mi impegno a farlo diventare un appuntamento fisso: un post alla settimana potrebbe anche starci. E magari qualche volta mi riuscirà di strapparti un sorriso. Oppure di farti riflettere. Non credo di avere molto da insegnare, ma tanto da raccontare. “Vai la fuori e torna con una storia nuova”. Non ricordo chi me lo disse, probabilmente è soltanto una frase che si è impressa in me mentre la sveglia strillava. Oppure ho soltanto parafrasato Max Pezzali. Benvenuti nel circo.
A presto Butei!!!
Ogni settimana una cosa nuova.
Ambizioso.
Mi piace un sacco!
Ogni settimana avrò una lettura. 🙂
Wow, molto interessante!
mi ripeto di stamattina, ma confermo, sono proprio curioso!
A presto ciao ^_^
mancano 5 giorni al prossimo post! dai dai!!! 🙂
Si scrive perché c’è qualcosa che ti spinge a farlo. Il bisogno di dar forma ai pensieri e alle idee come se diventassero più reali una volta messe su carta (o sul web), l’amore per le parole, la soddisfazione di creare qualcosa che è tuo.
Da blogger a blogger, ti auguro buon divertimento e tanti lettori! 😉
Andy