A proposito del caso Philip Laroma Jezzi

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I 7 arresti e le 22 interdizioni emesse dalla Procura di Firenze ai danni di altrettanti docenti universitari e delle moltitudini di indagati all’interno dello scandalo di corruzione relativo alle nomine all’abilitazione all’insegnamento all’interno dell’Università italiana ha fatto tanto discutere, alzando un polverone che sarebbe bene non si abbassasse mai.

Sui social network si è parlato – o meglio, commentato – a lungo sull’argomento. Poi, più nulla. Un’usanza tipicamente nostra, che ben si iscrive all’interno dei tempi che corrono. Da una parte le notizie, con titoli sempre più urlati o confezionati con clickbait ad hoc, nella disperata ricerca di farsi spazio nel marasma di fake news e informazione preconfezionata. Ma il problema non è soltanto di deontologia giornalistica, ogni giorno dobbiamo fare i conti con un generale e diffuso senso di anestesia: leggiamo una notizia e ci irritiamo, indignandoci per il tempo che occupa una pausa caffè, poi torniamo immantinente nel frenetico girotondo dalla quotidianità. Senza mai impegnarci davvero in qualcosa di concreto per cambiare le cose. Un commento dietro il freddo e rassicurante schermo di computer e smartphone, con quell’insensata soddisfazione di chi ha fatto valere la propria posizione all’interno di una volatile tribuna virtuale, quando nella realtà condividere notizie e scrivere uno status non basta più. Inutile dire che la faccenda dei #concorsitruccati (questo l’hashtag che ha accompagnato le discussioni sul web, ndr) siamo davanti ad un segreto di Pulcinella. Anzi, ad un vero e proprio fenomeno di costume: è risaputo che le cattedre vengano in molti casi assegnate in base al peso “politico” dei professori. Funziona così per l’insegnamento e per i dottorati, in maniera simile a quanto avviene in qualsiasi altro contesto lavorativo: niente di nuovo, o quasi. Perché stavolta c’è chi ha detto no, ribellandosi a quelle “regole non scritte”, contro l’ingiustizia di dover abbassare ogni volta la testa o di accettare compromessi ogni volta svantaggiosi, ma allo stesso tempo sempre più comodi.

«Smetti di fare l’inglese e fai l’italiano». C’è ancora un fatto da sottolineare, quello più importante. Philip Laroma Jezzi, il ricercatore di Diritto Tributario che aveva presentato la sua candidatura per ottenere l’abilitazione a diventare professore associato che registrò col telefono quell’ormai celeberrimo colloquio del 21 marzo del 2013 col professor Russo dando il via alla indagini. Sta di fatto che Philip Laroma Jezzi non si è limitato ad indignarsi: ha fatto ricorso al Tar, ha denunciato un sistema malato, lo stesso che minacciava di rovinargli la carriera qualora non fosse stato al gioco, e ha vinto. Ma non commettiamo l’errore di chiamarlo eroe. E’ sicuramente da ammirare, non soltanto per averci dato una lezione su schiena dritta e coraggio, ma per essere un italiano vero. Da cui prendere esempio, per migliorarci. Perché il malcostume può essere corretto, così come gli antibiotici hanno preso il posto di magia e superstizione per contrastare le malattie. E qui non servono eroi, ma italiani. Non sarà certo un percorso agevole, ma muoversi è sempre meglio che stare fermi. Non facciamo che si tratti di un caso isolato.

Informazioni su Shiri Clod

Romantico cacciatore di chimere perso nella fantasia. Nato con ogni probabilità nell'epoca sbagliata. Un «clown irlandese», proprio come voleva Joyce
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Una risposta a A proposito del caso Philip Laroma Jezzi

  1. Molto più che giusto. Sono anche convinto che molto del malaffare di cui sentiamo parlare sia dovuto ad una narrazione sbagliata di noi stessi. Come italiani ci diciamo che è sempre andata così, che siamo furbetti, che all’estero fanno rispettare le regole eccetera e in questo modo c’è chi si può sentire giustificato del suo comportamento (anche solo di poco ma) incivile. Ma fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce, e sono evidenti nella nostra storia moltissimi casi di persone che di fronte all’ingiustizia hanno alzato la testa ed hanno detto no. Quindi congratulazioni a Philip Laroma Jezzi, ha fatto quello che farebbe un vero uomo. Spero di contarne sempre di più sulle colonne dei giornali ed in blog attenti come questo.

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