Non mi sono ancora abituato a scrivere “2013” e già mi cambiano tutto. Discorsi di fine anno, gente che tira le somme, propositi per l’anno nuovo. E tra ottimisti e pessimisti, apocalittici ed integrati, magari il 2014 sarà l’anno in cui si uscirà dalla crisi. Si fa per dire, eh.
Ma magari anche no. Troppe tasse, ma non sono certo io a dirlo. Basta aprire un qualunque giornale. Ne parlavo giusto l’altro giorno con alcuni amici. Certo, non era una serata impegnata, tant’è che siamo finiti a giocare a Squillo. Per capirci.
Il fatto è che forse è ancora troppo presto affinché si impari la lezione. Troppo benessere, probabilmente. Non abbiamo ancora toccato il fondo. La smania di essere sempre aggiornati all’ultimo modello, l’ultima tendenza. Code interminabili per accaparrarsi l’ultimo modello di smartphone.
L’altro giorno guardavo il tg con l’immancabile speciale sulla spesa natalizia degli italiani. Al microfono parla un pezzo grosso dell’imprenditoria alberghiera della laguna veneziana. Sostanzialmente, anche quest’anno gli alberghi tra Natale e Capodanno hanno registrato il tutto esaurito, anche se, a quanto pare, i turisti tendono a rimanere meno notti rispetto agli scorsi anni. Ma, mi chiedo io, è così necessario? Senza fare i conti in tasca a nessuno, se non hai soldi puoi anche startene a casa per un anno…..
Il problema è che a differenza dei nostri nonni siamo nati ricchi e stiamo diventando poveri, non sappiamo cosa vuol dire guadagnarsi davvero qualcosa e quindi non siamo disposti a rinunciare al superfluo. O forse non possiamo farne a meno? Superfluo, superficiale, superfluicialmente. Una critica a me stesso in prima persona.
pollice in alto e basta!