THE TIME OF THE DOCTOR – Impressioni

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Il Dottore è giunto a Trenzalore, al capolinea. Ma come disse un certo Ood, «La canzone sta finendo, ma la storia non finirà mai». Ed eccoci dunque, finalmente, allo scoccare della dodicesima ora. Ho amato Eccleston, ho sognato di correre con Tennant e mi sono rivisto nel gesticolare di Smith. Capaldi non  mi deluderá.

Persone molto più autorevoli di me hanno commentato questo speciale come “una complicata scusa per la rigenerazione”, ma sarà davvero così?

The Time of the Doctor è uno speciale ben diverso rispetto a quelli ai quali siamo stati abituati. L’undicesimo appare quantomai stanco e rassegnato, ma non per questo meno combattivo: non aspettatevi che possa pensare di gettare la spugna. “Mai crudele o codardo. Non mollare mai. Non arrendersi mai”, recita il codice del Dottore. Salvando una vita alla volta, una piccola vittoria dietro l’altra. Fino al compimento delle parole della Grande Intelligenza: «Alla fine anche per il vecchio è stato troppo».

Il tono è lirico, elegiaco. L’addio è quanto più diverso ci potrebbe essere rispetto a quello, ormai leggendario, dell’amatissimo David Tennant, il decimo Dottore. Perché si tratta(va) davvero di un capolinea. Rigenerazioni finite, come ormai sanno anche i muri. Matt Smith è l’undicesimo, ma Tennant si è rigenerato due volte (la prima in sé stesso) e John “mister Grumpy” Hurt conta anche lui, inoltre sembra, da quanto ci viene lasciato intuire, che River abbia disperso la sua energia in quel momento fatale…

Come si arriva dunque all’ennesimo barbatrucco da Signore del Tempo?

Certo, per quanto il limite dei tredici corpi sia sempre stata una delle regole cardine dell’universo del Dottore, sappiamo che il suo acerrimo avversario, il Master, ha avuto accesso ad un nuovo ciclo di rigenerazioni senza troppe difficoltà. Ma d’altra parte lo stesso showrunner Steven Moffat ce lo aveva promesso: questo speciale getta davvero le basi per altri 50 (cinquanta!) anni di successi.

E poi c’è Clara. E con questo ho detto tutto.

Quale ingegnosissimo wibbly wobbly timey wimey ha usato questa volta? Ecco… Qui e solo qui, un piccolo neo. Più che altro mi sarei aspettato uno spiegone più… grandioso. Ma questi sono dettagli. Quello che conta è il risultato.

Dato che la puntata natalizia voleva chiudere il ciclo aperto con The Eleventh Hour, auspicavo che la chiave di questa nuova rigenerazione stesse nel riavvio dell’universo operato alla fine della quinta stagione. Sarebbe stato curioso se il ciclo delle vite del Dottore si fosse resettato in quell’occasione. Tra l’altro questo dettaglio si sarebbe potuto integrare perfettamente con l’aspra critica che River muove al Signore del Tempo in occasione di The Angels Take Manhattan quando lo accusa di sprecare energia rigenerativa

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Senza cadere ancora più eccessivamente nelle teorie da fan incallito, chiudo con la frase che mi ha fatto versare lacrime. Di gioia o di tristezza, non lo so dire. «I will not forget one line of this. Not one day. I swear. I will always remember when the Doctor was me».

Raggedy man, goodnight.

Arrivederci Matt. Sei stato il mio Dottore.

menestrellino

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Informazioni su Shiri Clod

Romantico cacciatore di chimere perso nella fantasia. Nato con ogni probabilità nell'epoca sbagliata. Un «clown irlandese», proprio come voleva Joyce
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