Dicono che la fede (o meglio, la Fede) sia un dono di Dio. Se hai fede, ci credi. Punto e morta lì. È così e basta, mica devi capire tutto per forza.
Tendo ad avere fiducia, e quindi una sorta di fede, nelle cose. Tipo il navigatore. Lui mi dice esattamente quando svoltare e io lo faccio. E a destinazione ci arrivo sempre. Straordinario. Come quella volta che tornavo da Milano e sono stato sorpreso dalla nebbia in autostrada. Tutto ok, c’era il mio fido navigatore. E poi tanto ero all’altezza di Sirmione, ancora una mezzora buona e sarei arrivato a Verona. La nebbia durò soltanto per il tragitto che interessava i comuni bagnati dal Lago di Garda. Fu sufficiente aguzzare i sensi e moderare la velocità, tutto qui. E poi c’era il navi, che per qualche motivo mi dava un sacco di sicurezza. Una fredda scatola di metallo provvisto della più impersonale delle voci. Accidenti a me.
Certo, forse il tragitto non sarà lineare perché secondo quell’aggeggio prendendo quella sperdutissima via che non si caga nessuno perché ci sarà un motivo si risparmiano qualcosa come ottocento metri scarsi, ma vabbè. Io mi fido.
Dove voglio arrivare? Da nessuna parte.
Semplicemente, come mai è così facile fidarsi delle macchine piuttosto che delle persone? Su quante persone è davvero possibile fare affidamento, abbandonandosi completamente? Difficile, molto difficile stabilirlo.
Anche perché le esperienze maturate durante il corso dell’esistenza gridano all’unisono verso maggiori prudenze e diffidenze. Ma vale davvero la pena adottare questo atteggiamento di chiusura? Oppure vale la pena aprirsi? E se si, quando?
Ho sentito molte volte le persone paragonare il mondo reale con quello delle fantasia. Ebbene, secondo molte persone, il regno della fantasia è preferibile alla vita di tutti i giorni. Cercare rifugio nella lettura. Alzi la mano chi non l’ha mai fatto. L’avventura, il viaggio, la scoperta. L’introspezione e il dolce fruscio delle pagine. Difficile resistere. È un richiamo ancestrale che proviene dal sangue.
Ma sapete cosa penso? Che siano tutte cazzate. Ho riflettuto sull’argomento e sono arrivato ad una conclusione. In realtà è piuttosto sconclusionata, ma tant’è. L’importante è che abbia senso e che sia vera. Tipo. Non sarà una soluzione universale ma andrà bene.
Perché finché esisteranno libri e persone con cui condividere emozioni, suoni e brividi che corrono agilmente lungo la schiena risalendo fino alla base del collo, questo mondo non farà mai così schifo.
Lo ribadisco, preferisco credere nelle persone. La realtà è bella perché siamo potenziali libri. A conti fatti, può bastare saper scegliere il genere che più ci piace.
Come dite? Prima ho detto che mi fido delle “cose”, della tecnologia? Ebbene, vi ho mentito. Sono un babbuino che brandisce un bastone che tiene un blog. Credo nell’universo e nelle persone, quello si. Credo.
questo mi piace molto. Tra l’altro anch’io credo nelle persone…ma ho trovato anche qualcosa con un a marcia in più: una Fede che si costruisce giorno dopo giorno, attraverso la “verifica” dei risultati e che ha come massimo valore la Felicità delle Persone … ma è cosa lunga e troppo per affrontarla da qui! 🙂
Anche se forse non lo leggerà nessuno perché è un articolo vecchio, io vorrei dire che se non si riesce a credere nelle persone forse prima di lamentarsi del mondo ingiusto bisogna accettare e credere in se stessi, perché se non ti accetti e ti vuoi bene non puoi legarti veramente a qualcun’altro…. Ok so che il ragionamento è contorto ma non so come altro scriverlo vista l’ora e la mia scarsa capacità con l’italiano 😉
bellissimo… siamo tutti potenziali libri… grazie bro per questa frase! 🙂
Ritengo che il mondo sia come la tecnologia: neutro. Non bello oppure brutto. Sono le persone a fare la differenza. La Storia dimostra che l’uomo può anche essere colui che lancia le bombe, ma anche lo stesso che tende la mano.