Si narra che nel Pomeriggio dei Tempi Kung, un ominide particolarmente intraprendente, decise di inventare l’appuntamento amoroso. L’oggetto del desiderio era la bellissima – per gli standard di allora – Svet.
Prima di questo dolce pensiero, la scelta di un compagno ricadeva sempre sulla dimostrazione della virilità e delle abilità guerriere del maschio, mentre alla donna spettava il compito di subire il rapimento da parte dell’esemplare uscito vincitore dal confronto e quindi dominante. Nonostante le fiamme di conoscenza e sperimentazione ardessero in lui, i profondi limiti del linguaggio gestuale erano tali da impedire al nostro timido inventore di compiere il passo decisivo verso il coronamento del suo sogno d’amore. Se a questo aggiungiamo il fatto che il suo amico Tembu era indietrissimo nello sviluppare quella strana idea del ristorantino romantico, allora stiamo freschi.
Il gracile Kung non era tipo da mollare così presto; dopotutto, quando la tribù si riuniva intorno ai fuochi della sera, tutti solevano ricordare con nostalgia le imprese del suo beneamato bisnonno Quorl, detto Aaaaaaaaaaa, colui che per primo scoprì il fuoco e le ustioni di terzo grado. Davanti ad un così grande retaggio familiare, Kung non sarebbe stato da meno.
Si mise perciò ad osservare il comportamento delle specie animali, in particolare la danza di accoppiamento del pavone. Notò anche quella strana abitudine che avevano gli scoiattoli nel condividere il cibo: appostato dietro ad un cespuglio di more, potè ammirare un piccolo roditore che, tornato alla tana, offriva alla sua compagna la ghianda che aveva trasportato in bocca per lei.
Davanti ai teneri baci che i piccoli animaletti si stavano scambiando, il giovane Kung sentì una strana sensazione di calore prendere forma sottopelle, sul petto. Inutile tentare di grattare. Quella sensazione di estasi paradisiaca non voleva sapere di andarsene. Confuso dalle vertigini, chiuse gli occhi e vide nella sua mente il peloso volto della bella Svet. Contemplando avidamente quella mirabile visione, inventò due frasi adatte all’occorrenza, che descrivevano degnamente ciò che provava nel suo animo.
Ma non appena aprì nuovamente gli occhi, meraviglia! La sua bella era proprio li, davanti a lui. Tipico di Svet: proprio in quell’ora, infatti, ella era solita uscire per la consueta raccolta di bacche. Kung, uscì da cespuglio cercando di non dare l’impressione sbagliata; è doveroso ricordare che all’epoca non erano stati ancora inventati i bagni pubblici. Dopo essersi scusato con qualche gesto sbrigativo, l’etichetta avrebbe imposto che il maschio avrebbe dovuto cedere strada alla femmina per intralciarla il meno possibile durante lo svolgimento del suo lavoro, ma le regole tribali potevano aspettare.
Kung si parò davanti a lui, sorridendo come meglio poteva. Mentre Svet si interrogava su quel bizzarro comportamento, il timido ominide portò il braccio al petto, aprì il pugno come ad afferrare il proprio cuore, poi porse la mano alla donna. «Io ti dono il mio cuore».
Svet non aveva proprio tempo per decifrare quei gestì così inusuali e così si apprestò ad andarsene. Dentro il suo animo, Kung gridò la seconda frase, «Le tue labbra sono come succosi lamponi». Nel disperato tentativo di farsi capire, il giovane ominide prese una manciata di bacche da un cespuglio e, dopo averle schiacciate nel proprio pugno, ne fece scorrere il succo sulle labbra di lei. Queste presero a gonfiarsi a dismisura, stabilendo il primo memorabile caso di allergia.
Inutile dire che le terrificanti urla di rabbia e spavento della giovane attirarono gli altri abitanti della tribù. Una volta accorsi, notando l’impressionante gonfiore della giovane donna, non poterono fare altro che accusare Kung di stregoneria e cacciarlo a bastonate dal clan.
La favola insegna come e quando vennero inventate le labbra al collagene.