LE FIABE SCAZONTI #8 – Il dilemma di Dio

occhio-Dio

Si ipotizza che prima della venuta dell’Universo ci fosse il Nulla. In realtà non è chiarissimo cosa ci fosse prima, ma uno sciame di teorie teorizzano molteplici possibilità. Sicuramente, c’era un’Entità solitaria.

Un giorno (ma in realtà si trattò di un momento non meglio precisato), questa Entità aprì gli occhi ed ebbe coscienza di sé. Essa diede a se stessa il nome di Dio.

Una volta osservato il panorama che lo circondava, si accorse che esso non era granchè; desiderò immensamente di riuscire a vedere qualcosa e oplà! La luce fu. «Che fissa!», esclamò Dio, «Mi basta pensare alle cose e queste accadono! Credo che mi divertirò parecchio!».

In men che non si dica l’Entità diede sfogo alla sua sconfinata creatività: creò una quantità immensa di galassie che riempì con sciami di pianeti e corpi celesti. Non pago, ne scelse uno a caso e lo rese brulicante di piante ed esseri viventi di ogni forma e dimensione, adatti a sopravvivere nelle più disparate condizioni. Elevò una creatura sopra le altre donandole intelligenza e spirito d’intraprendenza al posto di zanne, artigli o pelliccia. Dio creò anche lo scorrere del tempo e constatò con grande soddisfazione di averci impiegato soltanto sei giorni. Mica male.

Decise così di spaparanzarsi in allegria e godere dei frutti del suo lavoro. Fu proprio in quel momento che si accorse di aver inventato una singolare modalità di approccio osservativo nei confronti del Creato: la riflessione. Davanti a tutto quello che lui stesso aveva forgiato, Dio si pose una domanda: «Chi sono io?». Provò a chiederselo ad alta voce, ma niente: l’Universo taceva.

Inutile dire che questo dubbio insistente lo portò ad una serie di considerazioni davvero acute: da dove vengo? Perché sono qui? Dove sto andando? Che ruolo ho all’interno dell’Universo?

E fu così che l’Entità iniziò ad arrovellarsi senza sosta attorno agli interrogativi fondamentali. Mentre era sul punto di dubitare della sua stessa esistenza, avvertì un piccolo sussurro telepatico. All’inizio era come il pizzicorìo di una piccola formica, poi crebbe di intensità fino a diventare un coro. In poco tempo l’armonia delle voci si perse e queste diventarono un sublime caos di urla disperate: gli uomini avevano imparato a pregare.

Dio sembrava parecchio infastidito da quelle voci insistenti, ma non potè fare a meno di provare una punta d’orgoglio quando vide i templi che gli uomini ergevano in suo onore. Stava giusto per scendere sulla Terra per dire loro con falsa modestia «No dai ragazzi, non dovevate», quando all’improvviso, comprese: l’umanità voleva da lui una risposta. Una risposta che, a quanto pare, non possedeva. Per la prima volta, Dio si trovò in seria difficoltà.

Se la cavò con un abile stratagemma: infuse nei cuori degli uomini due concetti fondamentali: il grandissimo bluff del “Dio persegue un disegno imperscrutabile” e una grandissima quantità di massime popolari del tipo «Non seguitemi, mi sono perso anche io». Curiosamente, pare che questa mossa diede il via alla scintilla che, quattro miliardi e seicento milioni di anni più tardi portò alla nascita del concetto di following su Twitter.

Nella sua immensa sagacia, Dio in cuor suo sapeva che la fame di conoscenza dell’uomo non si sarebbe placata. «Mannaggia a me, li ho fatti troppo curiosi. Forse ho esagerato nel crearli a mia immagine e somiglianza», pensò l’inquieta Entità. Provò ad eliminare il problema con diluvi e minacce di castigo più efficaci, ma niente da fare. L’umanità resisteva e perseguiva nella sua disperata ricerca di conoscenza.

Ispirato da questo forte desiderio, Dio comprese: si era allontanato dal sentiero che lui stesso aveva tracciato. Troppo cocciuto, era stato per un attimo superato dai suoi stessi figli. Decise dunque di lanciare una tacita sfida all’Umanità: «Voi contro me, nessun limite di tempo. Il primo che trova la risposta a tutte le domande fondamentali, ha vinto».

Da allora, Dio non si concede un minuto di pausa: muove l’Universo come un meccanismo ben oliato, annotando ed osservando; scrutando ogni singolo atomo alla disperata ricerca dello scopo, ben conscio che la ricerca di uno scopo è di per sé uno scopo.

La favola insegna che i pianeti girano perché l’Universo altri non è che un immenso cubo di Rubik che Dio sta cercando di risolvere.

menestrellino

DIO

Informazioni su Shiri Clod

Romantico cacciatore di chimere perso nella fantasia. Nato con ogni probabilità nell'epoca sbagliata. Un «clown irlandese», proprio come voleva Joyce
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2 risposte a LE FIABE SCAZONTI #8 – Il dilemma di Dio

  1. Francesco Castioni ha detto:

    Bella! Ed ecco perché Dio non riesce a risolvere il cubo: tutto gira in un unico verso!!

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