Narra l’antica tradizione cino-disneyana di quella volta che gli Unni erano a tanto cosí da conquistare la Cina.
Prima di entrare nel vivo racconto, è opportuno ricordare di come il caro e vecchio piano del ‘saccheggia e festeggia’ stesse funzionando alla grande, poi però i buoni devono viencere sempre o quantomeno ottenere una possibilità di vittoria tramite un coupe de théâtre da applausi coi piedi. Nello specifico, petardone lanciato sul cocuzzolo della montagna, conseguente valanga, ecatombe di barbari cattivi, ma i buoni rimangono illesi.
Facciamola breve che tanto la storia di Mulan la conoscete tutti.
In buona sostanza i barbari, nonostante le forze d’invasione fossero ridotte di numero ma non fiaccate nell’animo, riuscirono ad infiltrasi nella capitale cinese approfittando dei festeggiamenti in onore della presunta vittoria dell’esercito imperiale.
Con un colpo di scena, rocambolesco quanto efficace, fatto da entrate tamarre con tanto di falcone e lame seghettate, rapirono l’imperatore e si barricarono nel palazzo.
Il capo degli Unni aveva la partita in mano. Il vecchio, sotto scacco, attinse a tutta la sua stoicitá sfoderando una massima da campione del mondo di cazzimma: «Per quanto il vento ululi forte, una montagna non può inchinarsi ad esso».
Immaginatevi il giramento di gonadi degli Unni, che tra l’altro avevano scalato anche la Grande Muraglia, giusto ricordarlo.
Sentenza: decapitazione. Ma mentre il comandante barbaro sta per calare la spada, accade l’impensabile: arrivano i rinforzi, e via al mortale balletto del duello finale.
E l’imperatore?
Esatto, si esibisce nel #momenevado.
La favola insegna che se esci dall’inquadratura non puó nuocerti nessuno. Insegna inoltre che la calma è la virtù di chi ha letto il copione.