I REC U – La recensione

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Una ginestra che si erge sulle pendici di un vulcano, per continuare a fare poesia in un mondo che assolutamente poetico non è. Prendo in prestito la metafora leopardiana per introdurre ‘I REC U’, lungometraggio indipendente del regista Federico Sfascia.

Il film narra la curiosa storia di Neve (Lorenzo Porzi), ragazzino 18enne e inguaribile sognatore affetto dalla singolare ‘Sindrome di Testastoppino’ a causa della quale non riesce a mettere a fuoco l’universo femminile. Letteralmente. Per farlo deve registrarle una speciale videocamera montata sugli occhiali da vista, collegata con un videoregistratore portatile. La sua vita cambia radicalmente una sera, quando incontra Penelope (Dolphine Lundgren)…

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Poesia, fanciullezza e la conseguente perdita di essa, delirio onirico, cinismo, comicità ed elegia si fondono con disinvoltura all’interno della finzione scenica seguendo un percorso ben definito, quello dell’amore. Aggiungiamoci pure il cameo di Terry Gilliam dei Monty Phyton, giusto per non farci mancare niente. In bilico costante tra realtà e finzione, Sfascia gioca con lo spettatore sfoderando, spesso inaspettatamente, ironia e nonsense. Ma I REC U è molto più di questo, è una vera e propria caccia al tesoro: il film è pieno di citazioni alla cultura pop, spaziando dal mondo dei fumetti e dei film, fino ai cartoni animati giapponesi e al trash di YouTube. Lo stesso Lorenzo Porzi, alla sua prima esperienza recitativa, ha un viso i cui tratti ricordano molto quelli di Sylvester Stallone e non a caso indossa proprio una maglietta di Rocky.

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La pellicola è «un atto d’amore per i film vecchio stile in cui il Cinema nasceva dell’inventario degli autori e non da manovre di marketing», come scrive lo stesso Sfascia nella sezione dedicata alla descrizione del video su YouTube. Si, perché, la distribuzione dell’opera avviene proprio sul web, dopo aver conquistato il pubblico di nicchia dei festival di settore. Un vero peccato.

I REC U è stato prodotto dal regista e da alcune case di produzioni indipendenti: I Licaoni – che “ospitano” il film sul loro canale, all’interno della rassegna ‘Nuovo Cinema Youtube’-, Palonero Film, Krakatoa Ink e Fantasma Film. Infine, menzione d’onore per la colonna sonora di Alberto Masoni, che ben si armonizza col resto delle atmosfere dal gusto retrò, ottenuto grazie a scelte registiche ben ponderate e con l’utilizzo di pupazzi animatronici e limitando al minimo gli effetti speciali.

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Il risultato finale è un film complesso, emozionante e per niente banale. La morale? Neve sembra suggerire che bisogna costruirsela, ogni giorno. I REC U insegna principalmente questo. Il finale, apertissimo, lancia spunto per molte riflessioni. Perché, se “la vita è una pessima sceneggiatrice di storie d’amore”, è altresì vero che i “love warriors never surrender”. Per usare le parole di Max, fratello del protagonista, si è «sempre alla ricerca della fodera perfetta».

Guardatelo tutto, fino all’ultima scena dopo i titoli di coda. Ne vale la pena.

menestrellino

Informazioni su Shiri Clod

Romantico cacciatore di chimere perso nella fantasia. Nato con ogni probabilità nell'epoca sbagliata. Un «clown irlandese», proprio come voleva Joyce
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2 risposte a I REC U – La recensione

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