Humor inglese e azione sono ingredienti irrinunciabili anche in questa nuova e attesissima stagione di Doctor Who. La season premiere dell’ottava serie vede il debutto di un istrionico Peter Capaldi ad che in poco più di settanta minuti mette a tacere gli scettici: non è l’età anagrafica che fa un buon Dottore, quello che conta è lo spirito. E il vetusto (?) Peter ne ha da vendere.
Ancora una volta Steven Moffat ha visto giusto. Meglio dimenticare subito le corse a perdifiato di David Tennant e Matt Smith: Capaldi ha 55 anni, la stessa età che aveva William Hartnell quando salì per la prima volta sul ponte di comando del Tardis. Un nuovo inizio, un nuovo corpo, la canzone sta finendo ma la storia non finirà mai. Nell’episodio 8×01, Deep Breath, Peter comincia a far conoscere la sua interpretazione del personaggio al pubblico, mantenendo le promesse fatte alla vigilia: un Timelord più dark e meno amichevole rispetto a quello messo in scena dai suoi predecessori. Il Dodicesimo Dottore non esita a far del bene, aiutando il prossimo con astuzia usando la forza come extrema ratio, come sempre. La sostanziale differenza? Pare proprio che questa incarnazione non sia così ossessionata dal voler piacere agli altri a tutti i costi. Come nell’intenzione originale, il Dottore torna ad essere “uno scorbutico anziano che possiede una macchina del tempo e vive avventure insolite”.
Senza entrare direttamente all’interno della trama per evitare spoiler indesiderati, un applauso a Steven Moffat è assolutamente d’obbligo. La sceneggiatura dell’episodio è pregevole, divertente e toccante al punto giusto. Molto toccante il dialogo tra Clara e Madame Vastra: l’attuale companion prende la posizione di quella parte di pubblico che non voleva un Dottore “vecchio”, che identificava il Signore del Tempo come un’entità eterna, sempiterna e giovane e che ora “non sa più chi sia il Dottore”. A sciogliere (parzialmente) i dubbi la nostra Siluriana preferita adduce argomenti interessanti: il volto è come una maschera che si indossa per cercare approvazione e venire accettati dalle persone. Ora più che mai, il Dottore ha bisogno di avere Clara al suo fianco.
Anche le ambientazioni sembrano diventare più cupe e claustrofobiche: dove nell’era Smith dominavano vasti spazi aperti, sembra che in questa ottava stagione domineranno gli spazi ristretti. Ma forse questa è solo una prima e frettolosa impressione.
Nonostante l’attesa interminabile, Doctor Who ha confermato ancora una volta di essere una serie stupenda, profonda e leggera, ben ritmata e ottimamente realizzata. Come ogni episodio che si rispetti, le risposte che vengono date lasciano posto ad una serie di domande ben maggiori che, ci auguriamo troveranno risposta all’interno della serie. Ma, inutile ricordarlo, si tratterà ancora una volta di una vana speranza. L’impressione che aleggia è che se il cerchio della storia dell’Undicesimo si è concluso, siamo appena transitati in un cerchio esterno, più vasto e ricco di intrecci che andrà a toccare e riallacciare fili lasciati sospesi già dalle prime stagioni. Dove andremo a finire, soltanto a Moffat è dato saperlo.
Per chi non ha ancora visto Deep Breath, non andate oltre.
Missy. La grande incognita del finale. Chi è costei? Vari fan su intenet hanno già detto la loro, speculando sul personaggio e su chi potrebbe essere. Tra le ipotesi più accreditate ci sono coloro che sostengono che potrebbe trattarsi del Master, la Rani, un eco impazzito di Clara oppure di River Song.
Anche il Circo di Shiri Clod ha intenzione di gettarsi nel caos delle ipotesi aggiungendone una al calderone: e se si trattasse della Morte?
Nella prima puntata della prima stagione, Rose fa visita a Clive, un individuo che gestisce un sito web sul nostro Timelord preferito: negli anni ha raccolto diverse prove sull’esistenza del Dottore arrivando ad ipotizzare che “Dottore” sia un titolo ereditario che viene tramandato da padre in figlio. In quell’occasione, Clive fornisce a Rose una descrizione dell’alieno: «Il Dottore è una vera leggenda intessuta nella storia. Quando arriva il disastro lui è li, si porta la tempesta a seguito e sempre la stessa compagna… La Morte».
E se Missy fosse proprio lei? La Morte potrebbe essersi in un qualche modo innamorata del Dottore? Non sarebbe la prima volta, Moffat è solito metterci davanti alle nostre paure: il Silenzio, gli Angeli Piangenti, i Vashta Nerada…
Gli indizi sono molteplici: veste di nero, accoglie il droide col cilindro nella “Terra Promessa”, il Paradiso; sembra conoscere il Dottore molto bene.
Nel finale, prima di lanciarsi in una curiosa “danza”, si abbandona in un respiro profondo: che sia il Deep Breath che da nome all’episodio? Sempre a proposito dei titoli, l’ultimo episodio dell’ottava stagione si intitola Death in Heaven… che sia soltanto una coincidenza?
Non resta che attendere e sognare.